Gaia Calabresi, vive e svolge la sua attività professionale a Roma. Si laurea in psicologia del lavoro e delle organizzazioni nel 2000, presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma, sostiene l’esame di stato come psicologa nel 2017 e attualmente è specializzanda al quarto anno in psicoterapia e analisi bioenergetica. Ricopre il ruolo di responsabile delle risorse umane all’interno di un’associazione internazionale No profit.

 

La specializzazione in psicoterapia psicocorporea

Oggi parliamo con Gaia Calabresi, psicologa, psicoterapeuta in formazione, al quarto ed ultimo anno di formazione in analisi Bioenergetica. La dottoressa Calabresi, già psicologa del lavoro, e responsabile delle risorse umane di un’associazione internazionale no profit, ci racconta il suo incontro con l’analisi bioenergetica ed il perché della sua scelta formativa di specializzazione in Analisi Bioenergetica, proposto dalla S.I.A.B. (Società Italiana di Analisi Bioenergetica).

 

Perché hai scelto la SIAB?

Gran parte della mia vita professionale fino ad oggi è stata improntata come psicologa del lavoro nell’area delle Risorse Umane. Ho svolto e svolgo questo lavoro sempre con grande passione e dedizione. Poi, anni fa, come paziente, ho cominciato una terapia psicocorporea, così ho conosciuto l’Analisi Bioenergetica e la S.I.A.B. Ho sentito subito il beneficio di questo approccio e del lavoro psicocorporeo fatto su di me e questo ha favorito il nascere del mio interesse verso questa scuola e verso questa professione. Quasi dopo vent’anni dalla laurea, ho sostenuto l’esame di stato per l’iscrizione all’ordine psicologi ed intraprendere un percorso formativo di tipo clinico, ed oggi frequento l’ultimo anno di specializzazione come psicoterapeuta

 

Com’è stato il percorso, 2020 compreso?

Il mio incontro con l’Analisi Bioenergetica e con la SIAB, dicevo, è stato casuale. Anni fa ho avuto la necessità di confrontarmi con uno psicoterapeuta ed ho incontrato l’analisi bioenergetica. Poi quattro anni fa ho scelto di avvicinarmi alla psicologia clinica, ho sostenuto l’esame di stato e mi sono iscritta alla scuola di specializzazione S.I.A.B.. Da allora ad oggi c’è stato “il viaggio”, un evento unico, e ineguagliabile, perché per quanto la vita mi avesse già regalato molte esperienze significative, nessuna è stata paragonabile a questa : durante gli anni di formazione ho avuto l’opportunità di rivivere la mia vita, dalla nascita all’età adulta, e di farlo assieme ai colleghi di formazione – i miei compagni di viaggio- che hanno permesso l’espressione e la condivisione delle esperienze e la nascita di relazioni significative; senza avere mai la sensazione che questo “viaggio” fosse troppo faticoso da reggere.

Io mi sono ascoltata e mostrata, e sono stata vista e sostenuta. Ora mi sento più “radicata” nelle mie gambe e nella mia realtà e non ho paura di sentire le mie competenze e insieme le mie fragilità, poiché entrambe fanno parte di me. E sento una profonda gratitudine – per altro condivisa e reciproca – al gruppo ed ai compagni di viaggio.

Tutto questo è stato possibile, sia grazie al gruppo, che è “un gruppo speciale” 🙂 sia grazie alla formazione ed ai formatori Siab, che insieme costituiscono un contenitore che sostiene e supporta gli allievi nella ricerca della “propria Itaca”, senza mai pretendere, semmai esortando all’esplorazione.

I docenti e le docenti della SIAB, durante il percorso formativo, sono una presenza autentica, condividono un solido bagaglio di strumenti, di conoscenze e di esperienze e garantiscono uno “spazio sicuro” entro cui stare e sentire per poter esperire, momento per momento, il passaggio formativo da cui trarre poi la teoria. Inoltre, per quanto riguarda me, i loro interventi “puntuali” mi hanno consentito di fare sempre un passo in avanti e di evolvere.

Quest’ anno, che è il nostro ultimo anno di specializzazione, la pandemia Covid-19, i momenti di chiusura, han creato in me, in noi, la frustrazione di non poter vivere pienamente la formazione, la relazione e le esperienze in presenza. Saper reggere la frustrazione è un compito evolutivo dell’adulto e quindi ho, abbiamo superato insieme, con resilienza, anche questa grande limitazione. Nei momenti di apertura concessi dai DPCM -Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri- la formazione tornava a svolgersi in presenza, nell’Istituto di via Magna Grecia a Roma. La scuola e noi abbiamo seguito con grande senso di responsabilità tutte le precauzioni del caso: distanza, mascherina, etc; facendo diventare la limitazione un’opportunità di crescita. Un grazie infinito alla Siab, che ha dimostrato di essere una comunità che non si paralizza nella paura, mentre altre scuole di specializzazione si organizzavano solo con la formazione a distanza.

 

Cosa suggeriresti ad uno psicologo che desidera specializzarsi in psicoterapia?

Gli consiglierei di sentire, come prima cosa, che tipo di investimento vuole fare su di sé. Io posso dire che sono soddisfatta dell’investimento fatto. Sento di aver attraversato l’esperienza della formazione che ha riguardato in primis me stessa. Porto dentro di me la sicurezza di non essere sola in questo percorso: appartengo ad un gruppo di colleghe e colleghi, validi e umani; sono professionisti con i quali posso confrontarmi e prendere e dare supporto, fare rete e crescere con le intervisioni. Inoltre, il gruppo dei docenti, è disponibile e prezioso per le supervisioni. Infine, ma non ultimo, ritengo sia un valore aggiunto, la presenza di una “tutor”, una psicoterapeuta Siab che segue e sostiene il gruppo nell’intero arco formativo-evolutivo.

Ora ho la consapevolezza di essere arrivata alla fine di un ciclo, e che davanti a me se ne apre un altro. Per lo psicologo che vuole specializzarsi c’è da tener conto che la formazione in psicoterapia è come la formazione dell’identità: è un processo senza fine.

 

Quali sono gli effetti sulla tua attuale attività lavorativa e quali aspettative nutri per la futura attività clinica?

Gli “effetti” più importanti sono stati su di me, come persona, e su tutte le relazioni che vivo, lavorative e non, quindi, mi sento una “responsabile delle risorse umane” più vera e presente e allo stesso tempo non vedo l’ora di iniziare anche la professione clinica.

Io, come molti nel mio gruppo, sceglierò di procedere e frequentare il quinto anno, anche se non è obbligatorio. Ma è consigliato per chi desidera maturare l’esperienza della conduzione di un gruppo e poi perché offre la possibilità di accesso, per iniziare la professione come psicoterapeuta, al PSP-Progetto di Sostegno Psicologico, S.I.A.B. per il sociale.

Spero di godermi anche il prossimo viaggio, come questo che sta per finire, con profondo senso di nutrimento. Sono entrata sola, come Gaia, e sento l’evoluzione compiuta come membro di una comunità preparata, presente e umana.