Cosa avrebbe detto Alexander Lowen di fronte a quello che sta accadendo?

Credo che avrebbe fatto, fondamentalmente, due affermazioni: per prima cosa, avrebbe detto che se l’aspettava e subito dopo ci avrebbe esortato a interpretare gli eventi attuali come una sfida alla crescita, attraverso l’allargamento della coscienza grazie al grounding. E mi spiego cominciando dal primo punto.

In effetti, è dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, quando è iniziata la globalizzazione, che si è cominciato a parlare del fatto che avrebbe facilitato la propagazione delle epidemie e messo a rischio i sistemi sanitari nazionali.

Peccato che il contenuto di quell’informazione spingeva nella direzione opposta rispetto allo slancio che stava provocando la globalizzazione, la spinta tecno-finanziaria, e, quindi, non poteva arrivare ad una consapevolezza diffusa.

Per direzione opposta dobbiamo intendere lo sviluppo di una visione centrata sulla collaborazione tra i saperi e tra le istituzioni nazionali e internazionali, oltre che sullo sviluppo della connessione individuo-comunità-ambiente.

Si potrebbe dire che si tratti del grande problema della modernità dalla sua nascita nei secoli XVI e XVII: il problema di sostituire al sistema premoderno, entrato in crisi, un altro sistema, o forma di vita.

La modernità, in quanto cosa umana, porta in se’ la cifra della contraddittorietà, ovvero, la presenza di forze opposte al suo interno. Il riconoscimento di questa cifra e lo sviluppo della capacità di gestire le contraddizioni sono collegati alla coscienza e al suo allargamento.

Faccio un esempio. Proprio la ‘rivoluzione copernicana’ che costituisce l’orgoglio e l’atto di nascita della modernità, allo stesso tempo, costituisce uno scacco per l’identità umana moderna che si incardina sulla hybris, sulla tracotanza, a sua volta, probabilmente, sviluppatasi proprio per reagire all’epoca di grande incertezza e paura da cui è nata la modernità.

I secoli XVI e XVII, infatti, sono stati caratterizzati da grandi sconvolgimenti a cominciare dalle guerre di religione, che favorirono carestie e pestilenze. Si pensa che i 2/3 della popolazione europea perì a causa di tutto questo. In più, le popolazioni rurali più povere furono sradicate dai loro territori dall’espropriazione dei terreni della Chiesa, terreni in cui potevano coltivare qualcosa per sfamarsi, e andarono a formare il proletariato urbano esposto allo sfruttamento più alienante e a condizioni igieniche di vita estreme.

Se guardiamo all’altro lato della questione, ovvero, all’orgoglio moderno che si incardina sulla ‘rivoluzione copernicana’, potremmo dire con Remo Bodei che tale rivoluzione non si è ancora esaurita perché non sono state ancora colte tutte le implicazioni del nostro essere diventati ‘coscienza periferica’ nell’universo.

Una delle implicazioni che più ci interessa qui è il contraccolpo provocato da questa perifericità, perché, scrive Bodei, è da questa che nasce la spinta a dominare la natura, insieme, paradossalmente, alla delusione per i risultati della civiltà. Delusione di cui Nietzsche, Freud e Reich sono stati i fondamentali propugnatori e chiarificatori.

Riuscire a pensare la complessità del vissuto umano,

del nostro modo di dare senso e di rappresentare la realtà,

questo si intende per allargamento della coscienza.

Finché interpreteremo gli eventi umani in modo dicotomico – bianco o nero, questo contro quello – per esempio: dominio sulla natura, da una parte, e delusione per i risultati della civiltà, dall’altra, senza vedere che sono due facce della stessa medaglia (e che vanno elaborati insieme per dare vita a stati di pienezza e di presenza più ricchi e creativi) non avremo raccolto la sfida a crescere che questi tempi impongono.

 

Chiarisco, ora, cosa intendo per rapporto tra coscienza e grounding, cui faccio cenno nel titolo.

E lo faccio ricordando che Lowen mette al centro dell’esperienza del grounding, intorno alla quale si incardina il nostro approccio, il rapporto tra due particolari parti del corpo, la glabella e il perineo.

Ne “Il linguaggio del corpo” (1978), Lowen li indica come i punti di confluenza dei flussi energetici che scorrono nella parte posteriore e anteriore del corpo: “I punti di confluenza  sono le strutture periferiche nella metà superiore del corpo e in quella inferiore del corpo che reagiscono all’ambiente.

Sopra, il punto principale è la glabella, tra gli occhi; sotto è quella dei genitali. Il punto superiore di confluenza include gli occhi, il naso, la bocca e le mani. Il punto inferiore può includere la regione dall’ano ai genitali e i piedi.” (Ivi, p.71) E aggiunge che il concetto di oscillazione longitudinale dell’energia tra glabella e perineo è in rapporto col principio di realtà e con la crescita dell’Io.

Ricordiamo che la glabella è la zona anatomica tra gli occhi, dietro la quale si trova la corteccia orbito-frontale, nella quale sembra emergere la coscienza; il perineo è la base del bacino, profondamente connessa con la visceralita’ e il sistema nervoso autonomo.

Per farci capire meglio cosa intende per crescita, a p.76, Lowen scrive che “l’Io è il creatore degli opposti così come è il sintetizzatore delle antitesi, è un catalizzatore che può separare e combinare.” Questa duplice e complementare capacità dell’Io si fonda, secondo Lowen, su alcune particolari esperienze senso-motorie: il rapporto con il suolo e la forza di gravità e la respirazione diaframmatica, che costituiscono il fulcro del grounding.

Sulle orme del fondatore del nostro approccio, spero di aver espresso con chiarezza alcuni degli argomenti che rendono espliciti i motivi per cui possiamo nutrire fiducia nel contributo che siamo in grado di dare affinché le grandi sofferenze di questi giorni non siano inutili, ma costituiscano un travaglio che dia frutto.

 

Bibliografia

Bodei R. Introduzione a “La leggibilità del mondo” di H.Blumenberg, Bologna, Il Mulino, 2009

Geloso L., “L’analisi bioenergetica e il discorso della modernità”, Grounding, n.1/2-2010

Lowen A., “Il linguaggio del corpo”, Milano, Feltrinelli, 1978