“A un osservatore occasionale, l’America sembrerebbe una terra di piacere. La gente sembra intenta a godersi la vita. Spende molto del suo tempo libero e del suo denaro nella ricerca del piacere. La pubblicità riflette e sfrutta questa preoccupazione. Quasi ogni prodotto o servizio viene venduto con la promessa che trasformerà la routine di tutti i giorni in divertimento (…) Sorge spontanea la domanda: gli americani si godono veramente la vita? La maggior parte dei seri osservatori del panorama descritto credono che la risposta sia no; sentono che l’ossessione per il divertimento tradisce un’assenza di piacere.” (Lowen, 1984, p. 11) Così si esprime Lowen all’inizio del suo libro intitolato Il piacere. Un approccio creativo alla vita, pubblicato negli Stati Uniti nel 1970. E continua chiarendo a che tipo di piacere intende fare riferimento, in quanto si tratta di un tema controverso, rispetto al quale si confrontano comunemente tesi contrapposte. Lowen, dunque, si dimostra insoddisfatto di come viene normalmente impostato il dibattito e propone la sua posizione in cui il piacere viene connesso alla creatività e alla capacità di coltivare legami, fuori e dentro di noi, nella cornice della vitalità bioenergetica.

Vediamo quali sono le posizioni contrapposte. Dal suo punto di osservazione sulla situazione degli USA, Lowen pone l’attenzione sul fatto che alla ‘morale puritana’ si è andata contrapponendo la ‘morale del divertimento’. Con il sociologo Max Weber (1864-1920) possiamo aggiungere che entrambe le morali appartengono alla modernità occidentale, anche se emergono in due fasi storiche distinte: la morale puritana sarebbe, infatti, propria della fase di accumulazione della ricchezza e della prima industrializzazione; la morale del divertimento, invece, sarebbe propria della fase successiva, quella della affluent society, la società del benessere e del consumismo. Per la verità, entrambe le morali incidono negativamente sulla vitalità psicocorporea in senso bioenergetico, in particolare sulla vitalità del pavimento pelvico e del bacino (Geloso, 2017), e spesso i loro effetti negativi si sommano, anche perché, il più delle volte, sotto l’ostentazione della libertà si nascondono la disconnessione e la vergogna.

Seguiamo, dunque, Lowen nell’analisi della morale del divertimento, la quale ci fornisce un approfondimento del rapporto tra infanzia ed età adulta, ovvero tra la parte bambina della personalità e l’Io adulto. A suo avviso, infatti, la morale del divertimento si incardina sull’illusione di recuperare la disposizione al piacere tipica dell’infanzia, la quale si basa sull’esperienza del “facciamo che io ero, che tu eri”. Perché Lowen parla di illusione? Perché “il far finta che” dei bambini, che è alla base dell’esperienza ludica infantile, quando si esprime liberamente, poggia sull’esperienza del sentirsi al sicuro grazie alla presenza di figure di riferimento affidabili e, quindi, introiettate nel mondo interiore come istanze rassicuranti e autoregolanti. Ciò permette di essere profondamente in contatto con se stessi. Al contrario, l’ossessione per il divertimento, che ha prodotto anche la cosiddetta cultura dello sballo, si poggia sulle sabbie mobili di un’angoscia esistenziale non compensata dalla creatività come capacità di dare senso e forma al sentire.

Invece, nella cornice vitalistica loweniana (Geloso, 2022), l’aspetto tragico della condizione umana, caratterizzato dalla consapevolezza della precarietà e della caducità, viene controbilanciato, in un intreccio viscerale e poetico, con la capacità di vivere momenti di gioia, fino all’estasi, momenti che si incarnano in stati che emergono dagli strati più profondi del nostro essere. Di tutto questo ha dato recentemente una spiegazione neurobiologica Stephen Porges con la sua teoria polivagale (Porges, 2014): quando ci troviamo in un ambiente umano rassicurante, il sistema nervoso autonomo (SNA), attraverso il ramo ventro-vagale del parasimpatico, elicita un assetto psicocorporeo atto a favorire la manifestazione della socialità collaborativa, della creatività e della gioia, come sentimento autotrascendente.

In senso bioenergetico, possiamo collegare quest’esperienza alla capacità dell’Io, l’istanza coordinatrice della personalità, di far collaborare i due aspetti dell’energia vitale: l’aggressività e la tenerezza. In particolare, la possiamo collegare allo sviluppo costruttivo dell’aggressività come fonte di protezione, di contenimento e di radicamento della tenerezza. Si può leggere in questa chiave tutta l’attenzione che nel lavoro bioenergetico viene dedicata all’esplorazione e al dare forma all’aggressività. Può essere d’ispirazione pensare a questa parte specifica dell’approccio bioenergetico come alla ripulitura di un diamante grezzo, ma, forse, sarebbe più appropriato pensare al dirozzamento di un essere decaduto, in modo da fargli recuperare il suo stato originario di grazia, tenendo conto del fatto che Lowen si esprime spesso in questi termini, facendo proprio riferimento all’idea di grazia, in particolare, nel libro La spiritualità del corpo (Lowen, 1991).

A suo avviso, la bussola per orientarci in questo percorso di esplorazione e di modellamento dell’aggressività è costituita dall’addestramento all’applicazione del principio di polarità-bilanciamento, incarnato specificatamente nel grounding, inteso, in senso lato, come l’attitudine psicocorporea basata sull’integrazione del sistema muscolo-scheletrico con il canale viscerale e la respirazione. Il fatto che l’appello al dare all’aggressività una forma integrata e autotrascendente venga da un americano acquista ancora più senso se pensiamo che gli Stati Uniti si caratterizzano per l’esaltazione dell’aspetto competitivo dell’aggressività. Infatti, Lowen, in ogni occasione, ha sempre sostenuto che esiste un altro modo di rapportarci all’aggressività, ed è quello di lavorare per unire la potenza e la sensibilità, mettendo addirittura la potenza al servizio della sensibilità. Proprio in questo possiamo dire che consistano la prassi e la teoria bioenergetiche e che da ciò derivi il senso di pienezza di vita, indicato da Lowen come obiettivo della terapia.

Vediamo meglio, in dettaglio, come i due aspetti dell’energia vitale possono collaborare modulandosi a vicenda (Lowen, 1978) cosa che produce, secondo Lowen, il piacere di essere pienamente vivi/e nel qui-e-ora. Ricordiamo che, secondo Lowen, pur essendo unica, noi percepiamo l’energia vitale in due modalità distinte e complementari: quando abbiamo la sensazione che l’energia vitale scorre nei tessuti densi dell’apparato muscolo-scheletrico, allora essa prende la coloritura aggressiva, tipicamente nella schiena con i suoi grandi muscoli motori; quando abbiamo la sensazione che l’energia vitale scorre nei tessuti morbidi dei visceri, allora essa assume la coloritura tenera, tipicamente nella pancia.

Veniamo, adesso, alla modulazione reciproca e cominciamo da ciò che la componente aggressiva può offrire alla componente tenera: l’apertura al mondo, attraverso la costruzione dello spazio  esterno, e la presenza nella realtà condivisa con gli altri: la rassicurante sensazione di autocontenimento nel senso che le viscere si sentono protette dalla struttura muscolo-scheletrica libera da blocchi; la definizione e la difesa dei confini che supportano l’identità e la capacità di coping; l’ottimismo dovuto alla sensazione di padronanza di sé e delle risorse per guardare al mondo come un campo di scoperte e di avventure. Da parte sua, la componente tenera ha la capacità di impedire alla componente aggressiva di diventare distruttiva, e questo grazie ai sentimenti di pietà, di compassione e di empatia che ci ispira, nonché al suo sostegno ai legami affettivi; inoltre, arricchisce l’esperienza e l’agire con la sensibilità, la flessibilità e la sensualità, rendendo possibile l’arrendersi al piacere; ha anche un rapporto stretto con l’immaginazione e la riflessione, grazie alla sua competenza sulla costruzione dello spazio interiore, e in tal modo contribuisce allo sviluppo dei valori morali e dell’apertura a un rapporto di comunione con il tutto.

Quando i due aspetti dell’energia vitale, l’aggressività e la tenerezza, si modulano a vicenda possono entrambi dare il meglio di sé, al contrario, quando non lo fanno, accade il contrario, tendendo l’aggressività alla maniacalità e la tenerezza alla depressione. Inoltre, accade spesso che l’aggressività si rivolga contro la tenerezza con esiti autolesionistici. Si tratta, dunque, di una questione di autoregolazione che ha a che fare con il funzionamento del sistema nervoso autonomo, a cui abbiamo già accennato e a cui pone attenzione anche il lavoro di Porges, che non a caso sta ispirando l’applicazione delle sue teorie attraverso esercizi corporei che molto hanno a che fare con la tradizione psicocorporea a cui l’analisi bioenergetica appartiene e che origina dal movimento di riscoperta del corpo, nato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (Geloso, 2012). Quando i due aspetti dell’energia vitale collaborano possiamo anche dire che avvenga quello che mi piace definire matrimonio interiore, i cui frutti sono la creatività, la capacità di coltivare i legami e di gustare il piacere di essere pienamente vivi/e, ed è sicuramente in tutto questo che si manifesta l’orientamento al piacere che sta al cuore dell’impianto teorico e pratico loweniano.

In conclusione, credo sia importante sottolineare che la differenza tra l’immaginazione creativa infantile e l’illusione dell’adulto ossessionato dal divertimento dipenderebbe, secondo Lowen, dalla capacità di rimanere veri/e di fronte alla propria realtà interiore, radicati/e in quello che si percepisce, proprio come fanno i bambini. Al contrario, l’ossessione per il divertimento sarebbe espressione della fuga da se stessi/e.  Un’ultima citazione da Il piacere. Un approccio creativo alla vita credo possa risultare, a questo proposito, illuminante. Commentando una frase dello psicoanalista Sandor Rado, “il piacere è il vincolo che lega”, Lowen scrive a p.15: “Secondo me, questo significa che il piacere ci lega ai nostri corpi, alla realtà, agli amici, al lavoro. Se la persona prova piacere nella sua vita di tutti i giorni, non ha desideri di fuga.”

 

Bibliografia

Geloso L. (2012). Bioenergetica e teatro: riscoperta del corpo e creatività. Grounding, 2:25-41.

Geloso L. (2017). Sessualità, pavimento pelvico, grounding. Corpo e identità, 1:53-76.

Geloso L. (2022). Il processo creativo loweniano, l’Io, il grounding. In corso di pubblicazione.

Lowen A. (1958). Il linguaggio del corpo. Milano: Feltrinelli. 1978.

Lowen A. (1970). Il piacere. Un approccio creativo alla vita. Roma: Ubaldini-Astrolabio, 1984.

Lowen A. (1990). La spiritualità del corpo. Roma: Ubaldini-Astrolabio, 1991.

Porges S. (2011). La teoria polivagale. Roma: Giovanni Fioriti Editore, 2014.