Claudio Lupi, vive e svolge la sua attività professionale a Roma. Si laurea nel 2013 in Psicologia dello Sviluppo, dell’Educazione e del Benessere, per poi conseguire la laurea magistrale nel 2016 in Psicologia Clinica e Tutela della Salute. Lavora nell’area del disagio minorile dal 2013, sia in contesti domiciliari che scolastici; esercita la professione privata di Psicologo.

 

Psicologo, psicoterapeuta a mediazione corporea.

Oggi parliamo con Claudio Lupi, psicologo, psicoterapeuta, conduttore di classi di movimento bioenergetico. Il dottor Lupi ci racconta il suo incontro con l’analisi bioenergetica ed il perché della sua scelta formativa scegliendo il corso di specializzazione proposto dalla S.I.A.B. – Società Italiana di Analisi Bioenergetica.

 

Perché hai scelto la SIAB?

Lavoro in contesti di disagio minorile da molti anni, il “prendermi cura” mi ha accompagnato in questo tempo di formazione, insieme al barbaglio della curiosità per il mondo della Psicologia e della Psicoterapia. Antecedentemente alla scelta di iniziare questo percorso formativo in S.I.A.B., la vita, con la sua puntualità, mi ha chiesto di prendermi cura anche di un altro bambino, quello che abita ognuno di noi; portandomi davanti allo specchio della terapia.

Sapevo ben poco dell’Analisi Bioenergetica e proprio come un bambino, ho mosso i primi passi verso la consapevolezza corporeo-emotiva e della mia realtà personale. Quanto sperimentato in terapia, ha fatto maturare in me la curiosità di conoscere il modello bioenergetico loweniano, così ho deciso di intraprendere questo grande viaggio nel mondo della Psicoterapia corporea. Viaggio, al quale sarò sempre grato.

 

Quali sono state le tue impressioni?

Quella di cura e di rispetto.

Quello che sentii chiaramente su pelle, fu la sensazione di essere preso per mano con professionalità ed empatia, seguendo i tre principi alla base della formazione: il sapere, il saper fare e saper essere, che fanno da bussola ad ogni vero apprendimento, dove il teorico e l’esperienziale coesistono in ogni aspetto del percorso e ti trasformano.

Sicuramente, ciò che mi fu subito chiaro, è la grande e rispettosa attenzione che il corpo docenti ha per ogni allievo: la “rilettura” della storia individuale di ogni componente del gruppo in formazione, è parallelamente una crescita didattica, terapeutica e personale, senza mai perdere il focus della comprensione del modello e della dinamica gruppale.

 

Com’è stato il percorso?

Arricchente.

Oltre ad una formazione atta ad acquisire capacità e competenze, ciò che mi sono regalato è anche, e soprattutto, un’esperienza di vita che mi ha permesso, insieme ai miei preziosi “compagni e compagne di viaggio”, di traghettare verso la consapevolezza personale e professionale.

E’ stato un percorso lungo, duro, che è passato per colline verdi e tempeste, ma ciò che sento di aver acquisito maggiormente è la capacità di stare sui miei piedi, nelle mie gambe: quello che in Analisi Bioenergetica viene definito “grounding”; senza il “radicamento” rischierei di naufragare nel mare affettivo dei clienti con cui lavoro in terapia. Ad oggi provo un grande orgoglio nel sentirmi parte di questa grande famiglia che è la Società Italiana di Analisi Bioenergetica.

 

Cosa suggeriresti ad uno studente di Psicologia?

Gli consiglierei vivamente di scegliere la specializzazione con S.I.A.B.

L’offerta formativa proposta nel programma didattico è ampia ed integrata, coerente ed in dialogo con la ricerca scientifica. I grandi pilasti teorici, di questa “giovane” disciplina quale è la Psicologia e la Psicoterapia, sono perfettamente integrati nel modello loweniano, arricchiti dai contributi delle neuroscienze e dell’infant research, che apportano evidenze empiriche e conferme al concetto di identità funzionale psicosomatica, lente con cui l’Analisi Bioenergetica guarda all’individuo.

La terapia di taglio Analitico Bioenergetico, è una terapia del profondo, ed in quanto tale, è parte integrante della formazione, poiché, ciò che dovrebbe essere universale per ogni scuola di formazione, è che, al di là della tecnica, i meccanismi relazionali che entrano in gioco sono i medesimi quando ci si prende cura della sofferenza di una persona.

E questo è l’altro aspetto di zelo della formazione in S.I.A.B: l’attenzione ai meccanismi relazionali e alla terapia personale (e di gruppo) in aula e non; focus atto a garantire l’acquisizione di strumenti clinici e diagnostici concreti, necessari per svolgere deontologicamente la professione di Psicoterapeuta.

 

Quali sviluppi attendi dalla tua attività clinica?

Per ciò che concerne la mia attività clinica, sono molto soddisfatto, poiché ho acquisito le competenze e capacità necessarie per fare ciò che ho sempre desiderato fare: lo psicoterapeuta.

Utilizzo, nel mio lavoro e nella mia personale quotidianità, il bagaglio pratico e teorico fornitomi dalla formazione, constatando con vivace entusiasmo e ancora, a volte, con stupore, la forza del lavoro corporeo in ambito psicoterapico.

Sento di dire ad oggi, che la formazione in questo mestiere, insieme alla passione, l’onestà e l’umiltà, sono dei fuochi che non devono mai essere spenti dal sentirsi “arrivati”.

Si è chiuso un primo grande cerchio con il completamento di questi quattro anni ; quel che resta e che custodirò gelosamente in me è tanta ricchezza umana e formativa, “base sicura” dalla quale poter partire e tornare, per svolgere quello che reputo il mestiere più bello del mondo.