Ogni muscolo cronicamente teso è un muscolo arrabbiato, dato che la rabbia è la reazione naturale alla restrizione coatta e alla perdita di libertà” [1].

Tutti quindi, secondo Alexander Lowen, possediamo rabbia repressa nella misura in cui da bambini non abbiamo avuto l’opportunità di esprimerla.

 

La rabbia è un’emozione presente nella vita di tutte le creature viventi, indispensabile per proteggere l’integrità fisica e psicologica dell’organismo. Nei primi periodi di vita il bambino morde con le gengive il capezzolo della madre per evitare che possa essere ritirato dalla sua bocca. Questa è una forma antica di espressione rabbiosa. Migliorando mano a mano la sua coordinazione motoria aumenterà anche la capacità di esprimere la rabbia.

Il problema è che fin dalla tenera età ci viene insegnato che è sbagliato e cattivo esprimere la collera e, ancora oggi, questa emozione viene considerata inopportuna, irragionevole, qualcosa che è “di troppo”. Le persone sono spesso spaventate dalla propria rabbia: temono che li possa spingere a compiere azioni dannose e distruttive e, di conseguenza, si esita ad esprimerla.

Se ai bambini neghiamo la possibilità di esprimere la loro rabbia o peggio, se per paura la inibiscono, ci sarà il rischio che diventeranno degli adulti paralizzati. La rabbia repressa, infatti, non scompare ma può deviare verso soggetti deboli, che non ci fanno paura, oppure rimanere nel corpo creando delle contrazioni muscolari croniche che inibiscono l’azione e lo sviluppo di una personalità sana e spontanea. La rabbia, infatti, è la percezione di un afflusso di energia all’interno del corpo che attiva i muscoli che dovrebbero e potrebbero realizzare l’atto rabbioso. Molti impulsi, però, non si traducono in sentimenti perché rimangono confinati all’interno. Spesso è quello che succede alla rabbia: l’impulso raggiunge il muscolo e lo rende pronto all’azione; l’Io blocca l’azione attraverso una contro-tensione. Le persone che da piccole hanno represso la loro rabbia, mostrano una notevole tensione nei muscoli superiori della schiena, tanto da presentare spesso una schiena incurvata e sollevata.  Un’altra area in cui viene trattenuta la rabbia è la mandibola: una contro-tensione necessaria per bloccare l’impulso di mordere o piangere.

Inoltre la repressione della rabbia può sfociare nella repressione dell’amore perché reprimere i sentimenti è un processo mortificante che indebolisce la pulsazione interna del corpo, la sua vitalità e la sua eccitazione. Quindi se si reprime un sentimento, in qualche misura, si reprimono anche tutti gli altri.

Con questo non vogliamo dire che bisogna dare sfogo liberamente alla propria rabbia, senza filtri. Anzi, per Alexander Lowen, ripristinare la reazione organismica a questo livello permette proprio di evitare le esplosioni di rabbia, collera e furore. Egli infatti afferma che “la capacità di contenere la rabbia è il corrispettivo della capacità di esprimerla efficacemente. Il controllo cosciente necessario al contenimento è equivalente alla coordinazione e fluidità dell’azione che esprime la rabbia. Perciò una persona non può sviluppare la capacità di controllo se non sviluppa la capacità di espressione[2].

 

Nel suo libro “Il piacere”, A. Lowen  sottolinea che il piacere autentico è un piacere che parte dal corpo e afferma con chiarezza che  la consapevolezza di sé, l’espressione di sé e la padronanza di sé sono le qualità che sostengono l‘identità corporea. La padronanza di sé, quindi contenimento e controllo, si sviluppa quando si impara a mantenere l’eccitazione fino ad un livello elevato prima di scaricarla. I bambini non hanno un Io sufficientemente forte, né un’adeguata struttura muscolare, per avere questo tipo di controllo. Grazie agli esercizi e alle esperienze proposte dalla bioenergetica, sia all’interno di un percorso terapeutico sia durante le classi di esercizi, le persone riescono ad arrivare a compiere un movimento che coinvolge tutto il corpo, in cui le sensazioni fisiche, emotive e i pensieri sono connessi e si raggiunge una piena consapevolezza, capacità di auto-espressione e padronanza.

Aristotele diceva “chiunque può arrabbiarsi: questo è facile; ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile”.

 

Lo scopo di questi esercizi, infatti, è quello di aiutare le persone a percepire la qualità organismica della rabbia, per acquisire la capacità di esprimerla e controllarla, laddove per controllo si intende un contenimento che dipende dalla consapevolezza e non dalla repressione. Un altro fattore fondamentale è l’integrazione della voce, dell’uso di parole che confermino il significato dell’azione che stiamo svolgendo. Le parole, infatti, danno oggettività al sentimento, aiutano a mettere a fuoco l’azione e integrano la mente con l’azione corporea.

E’ importante, quindi, riconoscere la rabbia al momento in cui emerge, per quello che è: un meccanismo di protezione che ci segnala che c’è qualcosa che non va, una reazione di insoddisfazione intensa, suscitata generalmente da una frustrazione che ci riguarda e che giudichiamo inaccettabile. Senza di essa saremmo alla mercé delle imposizioni altrui, saremmo privi di protezione. La nostra rabbia ci mette a conoscenza del fatto che stiamo subendo un torto, che i nostri diritti vengono violati, che i nostri bisogni e i nostri desideri non sono rispettati. Imparare a manifestare questa emozione, con l’organismo intero, significa conoscere i propri reali bisogni e intrattenere relazioni più autentiche con le persone che ci circondano. Solitamente, dietro la rabbia si nasconde una sofferenza. Adirarsi ad ogni costo e contro chiunque è un modo per evitare o rimuovere la disperazione e non guardare in faccia il dolore.

Note

[1] Lowen, Alexander Arrendersi al corpo, Roma, Astrolabio 1994, p. 16.

[2] Ivi, p. 105.