Pensando a come ricordare Robert Lewis (1938-2023), psichiatra e international trainer dell’Istituto Internazionale di Analisi Bioenergetica (IIBA), scomparso il 24 aprile scorso, mi viene in mente Marlene Dietrich che cantava: “Io sono fatta dalla testa ai piedi per l’amore” nel film “L’angelo azzurro” (1930) del regista tedesco Josef von Stenberg. E immagino che avrebbe riso a questa mia uscita. Avrebbe riso con quella luce ironica negli occhi che lo caratterizzava. Avrebbe colto che mi riferivo alla sua passione per esplorare la connessione tra la testa e il resto del corpo attraverso l’onda respiratoria, che carica di eccitazione vitale e, quindi, di Eros, tutto il sistema psico-corporeo. Avrebbe anche colto il mio riferimento al suo collegamento esistenziale con il mondo germanofono, da cui proveniva la sua amata e devota moglie Barbara, e del fatto che lui parlava il tedesco e aveva insegnato analisi bioenergetica nei paesi europei di lingua tedesca, oltre che in altri paesi in giro per il mondo.

Robert Lewis è conosciuto in Italia soprattutto per i suoi scritti sullo ‘shock cefalico’, sul trauma e sui rapporti tra analisi bioenergetica, neuroscienze e teoria polivagale, apparsi sulla rivista della SIAB e nel Manuale di Analisi Bioenergetica (F. Angeli, 2013). Alcuni, però, tra cui me, hanno avuto la fortuna di partecipare ai due workshop che ha tenuto nel nostro paese, a Roma nel 1995, e a Taormina nel 1997, grazie all’iniziativa del collega Salvatore Scollo, che partecipa a questo ricordo. Ecco alcune sue impressioni: “Quello con il dottor Robert Lewis è stato uno degli incontri più importanti della mia vita sul piano umano e professionale. L’ho conosciuto alla XII Conferenza internazionale dell’IIBA a Corfù nel 1994 e, in quella sede, ho lavorato con lui durante una sessione in gruppo. Ricordo ancora la sensazione della mia testa nelle sue mani che la muovevano sapientemente mentre respiravo profondamente. E a un certo punto ho sperimentato, per la prima volta, un senso di pace e di connessione profonda e diffusa in cui la testa era tutt’uno con il corpo. Nei mesi successivi, ebbi modo di svolgere delle sedute di terapia individuale nel suo studio di New York e gli proposi di tenere un workshop in Italia, organizzato dalla mia associazione siciliana, “Il laboratorio”, in collaborazione con la SIAB. Il titolo del workshop fu “Sexuality, Self and Shock”. Nel 1997, replicammo l’iniziativa a Taormina e il workshop ebbe per titolo “Head, Heart and Pelvis. Working connections”. Da allora, sono rimasto in contatto con lui e l’ho incontrato ancora per sedute individuali nel suo studio, e nelle conferenze internazionali dell’IIBA. Di ‘Bob’ porto con me la sua grande sensibilità, il calore umano, l’acume, l’apertura del cuore, lo sguardo che comunicava libertà e curiosità, la vena ironica, oltre al suo originale lavoro sullo ‘shock cefalico’, che cerco di portare avanti nel lavoro con i miei pazienti.”

Robert Lewis, a partire dal suo articolo Ricollocare la testa nel suo posto reale sulle spalle. Un primo passo del grounding del falso sé (traduzione a uso interno della Siab a cura di Nives Garuffi, 1986), ci ha indicato l’importanza di porre particolare attenzione a come “l’onda respiratoria può essere intrappolata, spezzata, distorta attraverso i tessuti della testa e del collo della persona, in un modo complesso e vario a seconda della struttura individuale” (Ivi, p.32), e a “osservare ciò che si accumula ristagnando nel punto di congiunzione fra la testa e il tronco” (Ivi, p.33). Finché l’onda respiratoria non coinvolge anche il collo e la testa, la persona resterà ostaggio della scissione mente-corpo. Ciò che impedisce lo scorrimento dell’onda respiratoria nel collo e nella testa è una particolare condizione disfunzionale psicocorporea che Lewis ha chiamato ‘shock cefalico’. La sua esperienza clinica gli ha suggerito di considerare l’esistenza di uno spettro che va da una condizione di sovraccarica a una condizione di sottocarica della testa. Egli ha notato, altresì, che ciò che era particolarmente rilevante fosse il fatto che le persone spesso si sentono intrappolate nella testa e non sentono l’aumentare e il decrescere dell’eccitazione nella testa durante l’inspirazione e l’espirazione. Lewis ha sottolineato anche l’importanza di osservare sempre se e come qualsiasi movimento o impulso che si verifica nel resto del corpo si estenda e coinvolga anche la testa. Occorre, dunque, a suo avviso, porre particolare attenzione alla pulsazione longitudinale che collega testa e piedi, e che è propria di noi esseri umani da quando abbiamo acquisito la stazione eretta. E’ importante, a suo avviso, che consideriamo la pulsazione longitudinale come espressione fondamentale della vitalità naturale, spontanea e salutare, in quanto si tratta dell’espressione dell’eccitazione vitale propria della nostra specie e, perciò ha a che fare costitutivamente col nostro senso d’identità personale. Non è superfluo ricordare, a suo avviso, che tutto ciò ha profondamente a che fare con la respirazione: “ogni volta che respiriamo, la testa oscilla lievemente sulla giuntura atlante-occipitale, che amorosamente la sostiene, provocando un senso di unità psicosomatica.” (Ivi, p.36)

Alcune indicazioni terapeutiche suggerite da Lewis riguardano esperienze che affaticano i muscoli del collo al punto che non possano più contrarsi volontariamente, e esperienze di stimolazione dell’apparato vestibolare per passare attraverso le sensazioni di stordimento e di nausea che impediscono al paziente di superare lo ‘shock cefalico’, legato a paure di disorganizzazione-disorientamento.

Concludo citando alcune note che Lewis ha scritto su di sé nel 2020 (A little about me, Body-Mind Central): “Dall’inizio degli anni ’60, sono stato molto vicino al nucleo della bioenergetica (…) Ho fatto parte dell’eccitazione del piccolo gruppo di New York a cui avevano dato vita i tre fondatori dell’analisi bioenergetica: Alexander Lowen, John Pierrakos e William Walling. Essi sono stati per me, in tempi diversi, terapeuta, insegnante e mentore. Per quasi dieci anni ho seguito i seminari clinici tenuti dal Dr. Lowen e dal Dr. Pierrakos. Nel 1971, sono stato membro fondatore della Faculty dell’IIBA. Sebbene io preferisca scrivere, insegnare e lavorare con i pazienti, piuttosto che svolgere ruoli amministrativi, sono stato direttore clinico dell’IIBA a metà degli anni ’70. Sono stato membro senior della Faculty dell’IIBA per circa trent’anni, e in questo periodo ho insegnato nei training in molti posti nel mondo. Negli anni, ho condotto molti incontri di aggiornamento in analisi bioenergetica con gruppi di post-graduati. Dieci anni fa, ho ricominciato a fare parte della faculty dell’ospedale Mont Sinai di New York. L’ho fatto per mantenermi aggiornato rispetto alla recente esplosione della ricerca in neurobiologia. Ho sentito importante comprendere sempre meglio le sottigliezze e la complessità della relazione tra psiche e soma in modo da completare il quadro generale che Reich e Lowen hanno così brillantemente delineato per noi.”

Grazie, Bob!