Pubblichiamo questo interessante contributo di Jean Marc Guillerme.

Jean Marc ha accettato il nostro invito di presentare un workshop su “Analisi bioenergetica e sogni” il prossimo autunno.

Speriamo che tutto questo possa accadere!

Intanto, buona lettura.

 

Dopo numerosi anni di frequentazione, il sogno rimane per me al tempo stesso una passione e un enigma.

È come un corridoio nel quale cammino e dove scopro continuamente le persone perse di vista, e di colpo ritrovate in spazi nuovi, con illuminazioni stupefacenti ed eventi incongrui.

In breve, il sogno è un’avventura continua.

È come la felicità: quando passa, bisogna coglierla (abbracciare).

Nel cammino del sogno; sono stato accompagnato dal pensiero analitico, da un accenno di gestalt, dal corpus energetico, e probabilmente, segretamente, dai sogni di mia madre di cui ero in parte l’incarnazione. (chi non è il sogno di uno dei suoi genitori, per lo meno?)

 

Ma cos’è il sogno?

  1. Il sogno è una sorgente, una sorgente d’ispirazione. È dell’ordine del soffio (pneuma) [in francese si usa la stessa parola per inspirare ed ispirare: inspirer]. Ispira/inspira, fa respirare il corpo. Questa sorgente è fuori dal controllo del Io, ed imprevedibile nelle sue manifestazioni. In questo senso, il sogno è una forma di scintilla e parla della vitalità del sognatore.
  1. Il sogno è movimento. Esiste certo dei sogni statici come delle foto, dei paesaggi, ma la maggior parte dei sogno includono un movimento nelle quattro dimensioni:

indietreggiare, fuggire

perseguire

prendere il volo

cadere

Come intendere il movimento? Come tradurre il movimento nel quadro della terapia?

  1. Il sogno è una creazione unica (anche quelli ripetitivi hanno delle variabili).

È come un oggetto d’arte che si guarda da un determinato angolo, con una determinata luce. Senza poter delineare esattamente l’oggetto, visto che un istante dopo, una nuova prospettiva ce lo fa vedere diversamente.

Il sogno è più grande della sua comprensione, e soprattutto della sua interpretazione (JY Monnat)

  1. Il sogno è emozione. L’espressione emozionale contenuta in un sogno o percepita al momento del risveglio è variegata. Ma la paura è spesso presente: soffocare, ammazzare, essere ammazzato, scheggiarsi, perdere piede, etc.
  1. Il sogno parla del corpo e del carattere del sognatore: l’alto e il basso, la testa e il radicamento, i circuiti energetici come tanti cammini, ruscelli, corridoi; la pelle come la superficie, il sesso e il cuore. Ci sono dei sogni orali, dei sogni masochisti, dei sogni narcisisti, etc. ma la complessità è nel cuore del sogno come del carattere. E il sogno è più grande del carattere.
  1. Il sogno è un’offerta, un presente, allo stesso tempo intimo e generoso. Come un oggetto transizionale (nome del psicanalista…). È un tesoro che si rivela al soggetto, si dispiega, si contempla. Può anche essere condiviso quando incontra un orecchio accogliente. Paura e controllo ammazzano l’espressione del sogno.
  1. Il sogno è una musica.

“sdraiato in una camera oscura, sto per essere aggredito. Mi sento immobilizzato , anestetizzato. Tento di gridare ma la mia voce (un grido di terrore) è strozzata.”

Fare parlare un sogno per associazioni non basta. Come entrare dentro e uscire dal terrore? Con la voce e la respirazione. Il sogno è quì un invito a liberare questa voce seppellita nelle ansie infantili. Tramite il mormorio, il gemito, il singhiozzo, persino il grido. E ritrovare diversamente il canto del sogno.

  1. Il sogno è grazia ed erotismo

Succede che il corpo si esibisce senza pudore alcuno, esempio: bambino che idolatrava sua cugina adolescente. Eccola che ricompare

“sdraiata sul letto, lavorata per bene da un uomo, la testa appoggiata sul busto del sognatore, un seno generoso scoperto, il nero cespuglio dell’ascella lucido, le braccia rilassate, sorridendo beatamente” come un scultura di un tempio buddista o un quadro di Pompei. Bellezza del corpo in goduria. Bellezza del sogno.

 

Vorrei adesso guardare il sogno sotto un angolo poetico.

Probabilmente, visto che in fine vita, le mie certezze non sono più quelle che erano, visto che nessun approccio del sogno ne è esaustivo e che il Bello e la Poesia mi aiutano a vivere pienamente ed a guardare il mondo del sogno con serenità e completezza.

Così ho intenzione di evocare con voi:

La poesia del sogno

la poesia del corpo

la poesia del lavoro del sogno nel corpo.

 

La poesia del sogno

Possiamo vedere il sogno come un’attivazione neuronale, come l’emergenza del represso e dei traumatismi passati (Freud), come una problematica esistenziale (Binswanger), come una gestalt propria al soggetto (Perls), come una manifestazione del carattere (Reich) sotto forma di un tipo di energia bloccata (stagnante, esplosiva, aggressiva, etc).

Possiamo considerare il sogno anche come l’emergenza e la manifestazione di un essere poetico che non compare allo stato di veglia.

Intendo una storia fuori dal comune, insolita, con del meraviglioso talvolta, con un’estetica particolare che sorprende e il sognatore stesso e quello che conta il sogno.

Cioè il sogno si appoggia su una certa realtà (un corpo, una storia, un habitat) per portarci nel immaginario, in un mondo dove non abbiamo appigli. Il sogno ha così un aspetto surrealista che può sorprendere, meravigliare, inorridire. Alcune volte il sogno è un poema, qualcosa di sublime, difficile da definire. Come una vibrazione dell’anima.

 

Ecco un esempio:

“Due muratori molto pelosi al viso e al collo sono sospesi alla facciata di una casa che restaurano. Sonnecchiano. Dopo un tempo, scendono per pranzare. Si trasformano allora in orsi. Esce allora il traditore, armato di un lungo picco. Aggredisce l’uno nell’occhio e l’altro nella bocca. Gli orsi cadono, perdendo sangue…Dopo un tempo, si svegliano, si leccano a vicenda per curarsi, e si rimettono in piedi, ben decisi a vendicarsi, ad ammazzare il traditore. Indovinano allora la presenza della moglie del traditore. La fanno venire, le chiedono di svestirsi dalla parte alta e di sedersi. Vengono da entrambi i lati e succhiano la donna, che sorride per il gran piacere”

Alla vigilia del sogno, il sognatore era stato scombussolato dal racconto di un tradimento che aveva vissuto la sua collega, che lo rimandava alla sua propria esperienza di essere stato tradito.

In questo sogno si affiancano l’orrore della violenza sanguinaria e della dolcezza estrema della guarigione. È anche un inno all’amore. Il racconto del sogno è un poema che rasserena, che fa la pace con il dolore del tradimento.

 

Altro sogno:

“Sono chiamato per curare una donna in stato di crisi acuta a livello vescicale. Mi ci rendo, cosciente della mia incompetenza. C’è all’ingresso della camera delle guardie. Un grande professore di medicina è all’ingresso. Gli ha somministrato un trattamento e vuole impedire a dei ciarlatani di entrare. Grazie alla pressione dell’entourage, mi lasciano dopotutto entrare.

La donna è sdraiata sul letto, probabilmente nuda, ricoperta di un tessuto prezioso blu scuro. Agitata, sofferente, gemente. Cosa fare?

Decido di imporle le mani, ondeggiando sopra i suoi spasmi. Senza risultati apparenti. Smetto, esausto, e piango in piedi, immobile, sulla mia impotenza, nascondendomi di vergogna il viso. La vergogna mi sta addosso. Gli spasmi si fermano. Tutto di colpo è calmo. La donna è guarita”

 

Alla vigilia del sogno, il sognatore aveva ricevuto una cliente che gli aveva annunciato senza preamboli il suo tumore al seno. Tiene a questa cliente. È scioccato, ma l’ha aiutata ad alleviare le tensioni pettorali per aiutarla a sciogliere l’ansia, e si è sentito impotente di fronte al dramma e alla sfida di vita e di morte.

Questo sogno lenisce e commuove al tempo stesso il sognatore. È come un poema che trascende la seduta. Mette in scena come a teatro i personaggi nelle loro interazioni: l’entourage, i cari che hanno una funzione protettiva, il corpo medico incarnato dal professore e la sua iniezione, ed il terapeuta che, malgrado se stesso, oltrepassa le linee, le transenne, per essere nel cuore del tema. Con questa domanda fondamentale: Cosa fare per curare?

Seguire l’onda di vibrazione, accompagnarla, ascoltare la musica del corpo, poi piangere d’impotenza. Ed il corpo si rasserena nel silenzio.

 

Equivale a dire che il sogno ha una funzione curativa al riguardo delle ferite narcisistiche (qua: l’impotenza). Succede persino che delle parole derivanti dal sogno vengano a consolare, curare il sognatore, come questa enunciata dalla nonna del sognatore:

“Succede che dei bambini abbiano talmente paura che al loro risveglio, vi diano dei calci come per rendersi conto che sono ancora vivi”

o quest’altra parola in un sogno: “quando aveva un anno, vostra madre era talmente indaffarata che non ha potuto proteggervi da vostro padre”

Il corpo è un poema, il sogno ne è la messa in forma.

 

La poesia del corpo

Un giorno, a Maceio, un uomo della strada entra nella sala dove facevo una conferenza sulla bellezza del corpo energetico. Alla fine, mi stupisce chiedendomi se potevo fare qualcosa per il suo problema cardiaco. Un corpo masochista con degli occhi maliziosi. Sullo sgabello energetico, lascia uscire una voce potente, sostenuta… Dopo, in piedi, tutto il suo corpo si mise a vibrare in modo impressionante. si sentiva vivere, raggiante. Fu vivamente applaudito da tutta la gente. Chi lo sa se non ne risplende ancora?

Ecco un’illustrazione della poesia del corpo in vibrazione, in vibrazione con il mondo e con se stesso. Espressione della vitalità, della voce, della potenza. Quando quest’uomo viveva probabilmente nella sottomissione, la rassegnazione, il silenzio dei poveri.

Cioè la poesia del corpo è l’espressione dell’indicibile. Il soggetto non ha magari parole per dirsi. Ma si rivela nella tonalità della sua voce , la qualità del suo sguardo, la postura, la gestualità, la sensualità (o la sua assenza), il suo movimento inibito, insicuro, determinato, etc.

La poesia è un’altra cosa” scriveva Guillevic, poeta bretone.

Quest’altra cosa può affascinare… ed aiutare a fare del sogno una ri-creazione.

 

Ascoltiamo la voce dei poeti che parlano del corpo. Sono rari, ma esistono per la nostra felicità.

 

Donna che gira nuda per la casa

tutto mi ammanta di grande pace

non è nudità datata, provocante

È un girar di nudità vestita

innocenza di sorella e bicchier d’acqua

 

il corpo neppure non lo si nota

al ritmo che lo porta

passano curve in stato di purezza

dando alla vita un nome: castità

 

Peli che affascinavano non turbano

seni, natiche (tacito armistizio)

riposano dalla guerra. E anch’io riposo.

 

Ascoltiamo anche Vincente Huidobro (Chili) che evoca poeticamente il movimento di caduta cosi frequente nel sogno

 

“cade in silenzio

cade in vecchiaia

cade in lacrime

cade in riso

cade in musica sull’universo

cade dalla tua testa ai tuoi piedi

cade dai tuoi piedi alla tua testa

cade dalla testa alla sorgente

come la nave che affonda

spegnendo le sue luci”

 

È dire che la poesia del corpo è l’espressione dell’indicibile. Il soggetto magari non ha parole per dirsi ma si rivela da:

 

la tonalità della sua voce

la qualità del suo sguardo

la sua postura e la sua gestualità

la sua sensualità o la sua secchezza

il suo movimento: inibito, volontario, incerto, grazioso

 

“È un’altra cosa” così definiva la poesia Guillevic, poeta della Bretagna. Quest’”altra cosa” può affascinarci e stimolarci a fare del sogno una ri/creazione.

 

La poesia di lavoro del sogno in corpo

Una cosa è intendere il sogno, analizzarlo, interpretarlo. È lì il modo tradizionale di per elaborare il sogno sotto l’ispirazione del Maestro dei Sogni: Freud

Durante i miei anni di gioventù, e anche molto dopo, ho applicato questo modello. E come tanti modelli se n’è andato…

Poco a poco, ho capito che il sogno era movimento ( i muratori-orsi scendono, cadono, si rialzano, si abbandonano al piacere)

Ho capito che il sogno era energia (violenta, sessuale, captatrice, etc), che il sogno era la maggior parte del tempo corporeo, sia direttamente: i corpi in azione, sia indirettamente: le case, i veicoli, gli animali.

Ho capito che il sogno aveva una dimensione poetica, difficile da tradurre con delle parole e delle interpretazioni. Succede che il sogno provochi sbalordimento, stupefazione, orrore. A volte, il contro-transfert è là, sottile.

Come far fronte ad un sogno?

Evitiamo di disturbare il sognatore con dei commenti, delle domande di spiegazioni. La postura utile e necessaria mi sembra la contemplazione, l’osservazione dell’insieme del sogno e dei suoi dettagli, lo stupore, il rispetto sempre, la curiosità spesso. Questa postura del terapeuta condiziona il lavoro che seguirà.

Come fare con il sogno ed il sognatore?

Liberare la parola del sognatore con l’associazione libera (passato, passato recente, prospettive future).

Cercare il movimento implicito del sogno, per far che il sognatore lo faccia suo e riesca a farlo vibrare con la sua voce, la sua respirazione, ed il suo stupore.

Liberare l’energia contenuta.

Liberare l’energia bloccata.

 

Prendiamo un esempio concreto: un classico sogno di caduta.

Abitualmente, è l’espressione del carattere rigido o narcisista del sognatore. Rappresenta una lotta permanente tra la voglia di lasciar perdere, di abbandonarsi ed una paura, quasi un terrore di ritrovarsi senza difese, in balia, vulnerabile;

una cosa è permettere al soggetto di fare verbalmente dei legami tra la sua situazione attuale-per esempio la sua paura di essere amato) e la sua paura infantile (essere tradito, spezzato, umiliato). Un’altra cosa è di rivivere, a partir dal materiale del sogno, la sua paura, in un movimento di caduta dove tutto il corpo sarà implicato nella resistenza a cadere, con l’esperienza viva dell’angoscia, del dolore… fino al momento dove il corpo sta per cadere, vibrare, sentire, respirare liberamente, singhiozzare profondamente

sentire finalmente che si può crollare senza morire (o senza ammazzare),

che si uno può lasciarsi andare senza che sia la fine del mondo

che cadere non è pericoloso quando qualcuno è presente.

Che sentire l’energia libera del suo corpo è buono.

Conclusione

Ciascuno di noi è portatore di sogni

Il sogno dei genitori?

I sogni propri?

I sogni dell’umanità?

Chi lo sa?

Magari il nostro lavoro di terapeuta è di essere attento ai sogni delle persone che soffrono nel loro corpo e in questa società ingiusta, con lo scopo di aiutarli a realizzare i loro sogni di giustizia, di benessere e di speranza.

            Jean-Marc Guillerme