Lunedì 18 marzo 2019 si è tenuta presso la SIAB Roma la presentazione del libro di Christoph Helferich dal titolo “Il corpo vissuto. La cura di sé nell’analisi bioenergetica” (Alpes Italia, Roma 2018). Già nel titolo, che nella stesura in tedesco, lingua originaria dell’autore, è “Der gelebte Leib”, si coglie il senso dell’opera. Come Livia Geloso, presente insieme a Simona De Stasio per commentare e aprire una riflessione sulle tematiche proposte, pone in risalto, il titolo contiene ed esprime il senso profondo del pensiero dall’autore.

Il corpo e il vissuto, due dimensioni della corporeità: la coscienza del corpo e la coscienza corporea, che, volendo riferirsi al pensiero di Lowen, implicano due stadi e condizioni molto differenti nella persona e che riconducono ad un altro filo conduttore rintracciabile nel presente lavoro di Christoph, ossia il tema della cura di sé. Infatti, come l’autore stesso conferma, il concetto filosofico della cura di sé, da intendersi come compito di essere corpo, compito di essere natura, è pregnante e permea il suo pensiero, evolutosi grazie al contributo della religione, della filosofia e della psicoterapia. Di qui la possibilità di ampliare le nostre riflessioni, uscire dall’autoreferenzialità analitico- corporea, per cogliere spunti derivanti da altri riferimenti culturali, che siano filosofici o antropologici, accogliendo, come afferma Simona De Stasio, l’invito fornito dall’opera.

Ciò che, infatti, maggiormente può colpire, ascoltando l’autore e la presentazione del suo lavoro, è l’ampiezza e la semplicità insieme del modo d’illustrare un approccio. Capace di ricordarci quanto debba la psicoterapia all’evoluzione del pensiero romantico dell’800, con il suo portare al centro la dimensione intima della persona comune con i propri progetti, le proprie fragilità, conflittualità e difficoltà “per arrivare ad una vita buona”. Nonché al Romanticismo si deve il merito di aver iniziato a parlare della donna e, attraverso di essa, dell’affettività. Ma, ancora, aggiunge Livia Geloso, quanto l’analisi bioenergetica stessa esprima, attraverso la sua capacità di mediare tra empatia e distanza critica, un’eredità romantica.

Proseguendo nell’illustrazione de “Il corpo vissuto”, in cui l’autore focalizza gli aspetti clinici e l’attualità del corpo nella riflessione e nella prassi psicoterapeutica, viene posto l’accento sull’imprescindibilità oggi di occuparsi del corpo mentre ci si prende cura della persona. Grazie, infatti, anche al contributo fornito dalle neuroscienze, altri approcci più tipicamente verbali si stanno avvicinando alla valorizzazione dell’esperienza corporea in psicoterapia e nella relazione paziente-terapeuta. Il concetto di “connessione”, nell’accezione dello “stare con” per stare in relazione, prende vita nel porre attenzione anche alle proprie sensazioni corporee: come ci si sente, ad esempio, nel momento in cui arriva quel paziente, cosa si prova nell’incontrarlo, sono quesiti la cui risposta fornisce elementi irrinunciabili per lo psicoterapeuta. Il saper ascoltare le sensazioni diventa metafora della relazione e dell’alleanza terapeutica. Ritornare alla verità del corpo fornisce spunti per esplorare altre aree e tematiche più profonde e favorisce, nel contempo, quel supporto al ripristino di un’autoregolazione del paziente che l’analista deve fornire.

Grazie al prezioso contributo dei relatori, la presentazione ha fornito tanti spunti di riflessione, e di conseguenza il pubblico ha risposto con tante domande interessanti. La serata si è conclusa con una fase esperienziale dedicata, appunto, all’esperienza del “corpo vissuto”.