Articolo di Enzo Dal Ri, Psicoterapeuta, Neurologo

In ogni manifestazione psicotica anche il corpo partecipa, in modo in genere oscuro e quasi sempre imprevedibile e bizzarro. Così come per le manifestazioni psichiche, anche quelle corporee spiazzano e confondono tutte le possibili interpretazioni e letture. Le modificazioni dell’esperienza del corpo nelle psicosi costituiscono un tema centrale per queste psicopatologie. ”Il corpo ed il mondo rappresentano i due palcoscenici in cui l’Io psicotico, la coscienza di sé, ha una connessione inestricabile, fra l’identità psichica e quella mondo-somatica, che si confondono e si sostituiscono, a volte senza soluzioni di continuità, portando a vissuti psichici molto frammentati” (Benedetti, 1991, p. 59).

Molti autori di scuola fenomenologica hanno utilizzato la suddivisione mutuata dal pensiero di Husserl, circa il vissuto corporeo, nel tenere distinto il paradosso della percezione del proprio corpo, sia come esperienza soggettiva, come “soggetto”, Leib, il corpo che sono, sia come Körper, corpo inteso come corpo oggetto, il corpo che ho.

E’ opinione comune che ogni forma di psicopatologia che coinvolga la corporeità, e soprattutto nella schizofrenia, nelle sue variegate manifestazioni, sia correlata alla posizione del “corpo oggetto”, corpo come qualche cosa di estraneo, inteso univocamente come Körper. Infatti in genere il delirio che parla del corpo ne parla come di una regione anonima ed estranea, separata dalla esperienza vissuta. Anche se i contenuti dei deliri somatici sono localizzati nell’area delimitata del Körper, questa dicotomia non è adeguata a spiegare appieno il significato della metamorfosi antropologica che subisce il corpo.

L’identità, come stato di coscienza, è la risultante di uno stretto collegamento fra l’Io psichico, coscienza del corpo e coscienza del mondo. Questo significa che le trasformazioni dell’esperienza del corpo nella schizofrenia è un aspetto complementare, di un’alterata esperienza della totalità dell’Io. Infatti Leib e Körper si possono separare solo concettualmente, in quanto sono espressione di un’unica modalità di coscienza in cui il Leib è l’ aspetto non rappresentabile, correlato alla coscienza immediata del sé, mentre il Körper è il corpo rappresentabile, cioè fruibile come oggetto. Questi due aspetti non sono scindibili, infatti anche il Körper non è mai un oggetto disanimato, devitalizzato, esclusivamente astratto, ma è anche sempre vissuto. Leib e Körper sono sempre intrinsecamente correlati ed intricati, in modo sincronico, in un rapporto di figura e sfondo. Come sostiene anche Lowen in “Il Linguagggio del corpo”:

”Il fenomeno fondamentale nella schizofrenia, è la spersonalizzazione o grave dissociazione fra sé, corpo e mondo, con sensazioni di estraniamento e di irrealtà: si è rotta l’unità della percezione globale dell’organismo” (Lowen, 2003, p. 290).

Tutto questo altera il linguaggio del corpo, che si traveste in metafore le più varie, in corso di schizofrenia. Il linguaggio del corpo e l’organizzazione dei vari settori corporei sono frammentati, sono diventati scollegati fra loro.

Vi possono essere descrizioni, da parte del paziente, di parti del corpo vissute o osservate come rinsecchite, ingrandite, contratte, anestetizzate, schiacciate, morte, putrefatte, ecc., accompagnate da un senso di angoscia, preoccupazione, molte volte collegate ad immagini di morte e di catastrofe, con vissuti di minaccia, disfacimento, contaminazione fisica e morale, trasformazioni dismorfiche, con perdita degli elementi umani, persecuzione da parte di forze nemiche ed ostili.

Cosa ci dicono le neuroscienze circa questa alterazione del senso del corpo nella schizofrenia?

Sohee Park, ricercatrice della John Russel University, ha pubblicato uno studio, (https://news.vanderbilt.edu/2011/10/31/body-mind-schizophrenia/) seguito poi da altri, ove si dimostra un ridotto senso del proprio corpo, in un gruppo di paziente affetti da schizofrenia o con caratteristiche schizopatiche.

Mediante il test della “rubber hand illusion”, si riesce a provocare, in questi pazienti, una sensazione tattile su una mano di gomma.

Il soggetto testato siede davanti ad una scrivania, sulla quale in corrispondenza del braccio sinistro si trova una mano di gomma, di dimensioni reali e molto simile a quella vera, mentre la mano vera, viene nascosta dietro ad un pannello. Durante l’esecuzione del test, vengono toccate con due pennelli identici sia la mano vera e quella di gomma in modo sincronico. Durante la stimolazione al soggetto veniva chiesto di tenere lo sguardo fisso sulla mano di gomma.
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2014/02/rubber-hand-illusion/

I risultati di questo esperimento stanno ad indicare che in questi pazienti il senso di sé, dell’appartenenza al proprio corpo, è debole o più flessibile o comunque influenzabile, ove l’aspetto visivo tende a prevalere su quello tattile. Il fenomeno è spiegabile mediante la neurofisiologia dei neuroni visivi: oltre lo spazio peripersonale la percezione visiva è esclusivamente funzionante nella modalità visiva, mentre i neuroni attivi nello spazio peri personale, a circa 50-70 cm dal corpo, i neuroni visivi posseggono strette connessioni con i neuroni tattili. Avvicinandoci ad una persona entro lo spazio peri personale le sensazioni passano progressivamente dal visivo al tattile: una persona troppo vicina è come se ci toccasse, anche se ancora non ci tocca.

Queste modalità neurofisiologiche sono la base della confusione che si crea fra tattile e visivo, confusione molto facilmente elicitabile nelle condizioni o predisposizioni schizofreniche. Diversa è la situazione del trapiantato di mano, ad esempio, psichicamente normale, il quale vede che la mano è attaccata al suo braccio, ma non la sente come sua, infatti molte volte desidera farsela asportare.
Mentre lo schizofrenico vede e sa che la mano di gomma non è la sua, ma la sente come sua, attraverso il tatto. Questo fenomeno è fonte, naturalmente, di confusione, disorientamento fra sé e non sé, esterno ed interno, mio e non mio.
Questa anormale modalità sensoriale può interessare le afferenze di tutti gli altri sensi, soprattutto quelle uditive: non si riesce nemmeno ad immaginare lo stato confusionale che ne deriva.

Numerosi autori (Steven et al., 2019) inoltre, sottolineano il fatto che è possibile migliorare e ridurre la confusione sensoriale di questi pazienti, mediante cicli di esercizi corporei che siano indirizzati e pianificati per favorire la singola percezione sensoriale, in modo da consolidare la singola modalità sensoriale, per poi in seguito cercare l’integrazione con le altre afferenze sensoriali. Brevi sedute di classi di esercizi, pensate in queste modalità, possono essere in grado di ridurre i sintomi dissociativi, dovuti a queste modalità sensoriali, migliorando la consapevolezza corporea.

Bibliografia:

Benedetti G. (1991): Paziente e terapeuta nell’esperienza psicotica. Torino: Boringhieri.
Lowen A. (2003): Il linguaggio del corpo. Milano: Feltrinelli.
Steven J., Girdler J., Confino, J. E., Woesner M. (2019): Exercise as treatment for schizophrenia. Psychopharmacol Bull., 49, Feb. (15), 56-69.