In questo periodo stiamo sperimentando la distanza fisica dai nostri cari, dagli amici, dai luoghi di aggregazione sociale, dai contesti lavorativi, dai colleghi e nel caso di noi terapeuti, anche dai pazienti. Comunque possiamo sperimentare anche un senso di condivisione nel trovarci tutti in Italia e all’estero nella stessa situazione.

L’online ci sta aiutando a rompere la barriera della distanza che ci è stata imposta. Quindi gli studenti, gli impiegati e altri professionisti, compresi noi, stiamo sperimentando lo smartworking. Possiamo anche riflettere su vantaggi, svantaggi, punti di forza, punti di debolezza, ma in realtà credo possa essere utile in questo momento sottolineare che questa modalità può essere apprezzata come alternativa all’assenza di contatto o al mantenimento dei contatti in una modalità soltanto telefonica.

Io sono tra le persone che non apprezzava la modalità online per la consulenza psicologica, ma ora mi rendo conto quanto questa modalità possa essere preziosa in questo momento. Partendo da questo, ho riflettuto su un possibile paragone con ciò che accade nel processo terapeutico, ovvero quando una persona si sente “bloccata” nell’affrontare una situazione che gli fa paura e scopre risorse dentro di sé che erano celate. Tali risorse permettono anche di ridefinire un’immagine di sé con aspetti meno rigidi ed una maggiore capacità di adattamento.

Così introduco il termine “resilienza”, che deriva dal latino resalio, che vuol dire “balzare” ed era utilizzato inizialmente in fisica per indicare l’attitudine di un corpo a resistere ad un urto, la capacità di un materiale di tollerare ingenti sollecitazioni senza rompersi.

Tale concetto è stato trasferito nell’ambito dell’ingegneria e delle scienze sociali. Il termine contiene anche un aspetto positivo: la capacità e la volontà di uscire da un’esperienza problematica. Così, in questo momento stiamo attingendo al nostro essere resilienti e alla nostra capacità di adattamento per continuare a lavorare, a mantenere un equilibrio nella quotidianità.

Nell’Analisi Bioenergetica bisogna partire dal basso, ovvero dal sentire il contatto dei piedi con la terra, dal lavoro con le nostre gambe, dalla respirazione e dal sentire la nostra forza. Infatti per questo si lavora con tutti i distretti corporei in modo integrato con l’aspetto verbale, per arrivare a sentire questo nostro essere “resilienti” anche nel corpo.