La psicoterapia in remoto, Paolo Migone.

La psicoterapia in remoto non è una novità. Già negli anni Novanta del secolo scorso ci si interrogava sull’ utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione che consentivano uno scambio veloce grazie alle e-mail. Ma la prima vera “rivoluzione” è avvenuta molto tempo prima, quando nel secondo dopoguerra si è diffuso il telefono, che ha consentito le prime consultazioni a distanza. La “telephone analysis” veniva considerata utile sia per superare certe resistenze/impasse dell’analisi, sia per rimpiazzare sedute mancate; ridurre i costi e i disagi degli spostamenti, nel caso di locomozione ridotta o quando il paziente o l’analista si trasferiva e voleva continuare un processo analitico già avviato.

Nel corso degli anni con la rivoluzione digitale la possibilità di comunicazione si è ampliata, e si sono diffusi strumenti per la comunicazione a distanza in molti ambiti della nostra vita quotidiana, relazionale e lavorativa. Ma nella clinica si è sempre preferito l’incontro in studio, perché la clinica è un’arte che nasce e si esplica al letto del malato.

Il dilemma del si o del no alla psicoterapia in remoto è un falso dilemma, dice Paolo Migone. Si commette un errore epistemologico definendo la terapia in studio come “psicoterapia in presenza”, dal vivo. Tutte le terapie sono “dal vivo” ed in “presenza”, anche quelle mediate dai mezzi di comunicazione come il telefono, il cellulare, il personal computer.

La funzione del terapeuta è di essere testimone, presente psicologicamente a se stesso e all’altro, attento, empatico ed in ascolto, per consentire l’instaurarsi ed il procedere del processo terapeutico. Altrimenti non c’è presenza, né in presenza, né da remoto.

Si condivide comunque un setting, un ambiente, una stanza virtuale, che per metà appartiene all’ambiente dell’utente e per metà a quello del terapeuta. Entrambi comunicano, mettono in comune, aprendo uno sguardo su ambienti prima non accessibili, soprattutto agli occhi del terapeuta.

La pandemia ha svincolato la psicoterapia da remoto dall’ortodossia della clinica che, soprattutto in alcuni contesti come la psicoanalisi e le psicoterapie corporee, prevede un contatto da vicino e da sempre considera la terapia in studio come terapia d’elezione.

Qualsiasi mezzo di comunicazione è stato usato per raggiungere l’utenza in emergenza covid-19: telefono; personal computer con e-mail e videochiamate; cellulari con messaggi. Oggi sappiamo, ed accettiamo di avere a disposizione molte possibilità per comunicare con l’utenza. Tutte valide se necessarie allo scopo. Sappiamo anche che ogni mezzo di comunicazione ha i suoi pro e i suoi contro, sui quali ancora è necessario approfondire.

In ogni caso, alcuni pazienti adorano la psicoterapia in studio, nonostante i limiti dati dalle mascherine, dalla distanza etc.; altri si sentono a proprio agio e più liberi di comunicare attraverso il video o il telefono. Molti hanno comunicato attraverso i messaggi, ed hanno potuto raccontare del loro disagio solo scrivendo perché in casa condividevano lo stesso spazio con altri e non c’era la libertà di utilizzare altro mezzo per contattare lo psicoterapeuta.

 

Qualcosa di nuovo ci riporta all’antico, Patrizia Moselli.

La crisi data dalla sospensione della terapia in studio dovuta al Covid-19 ha incoraggiato il confronto con l’on-line, dice Patrizia Moselli. In SIAB ci si è misurati sia con un problema generazionale, sia con la prassi terapeutica.

Sebbene l’Ordine degli Psicologi avesse già da tempo previsto la possibilità delle psicoterapie on-line, SIAB ha incoraggiato, da sempre, un unico setting: l’incontro in studio, per fedeltà alla prassi clinica che contempla solo l’incontro da vicino, si credeva che una psicoterapia a mediazione corporea fosse possibile solo off-line.

Certamente in studio si coglie meglio la dimensione energetica. E anche l’aspetto motivazionale ad iniziare una terapia cambia, se fatto on line. Cercare e poi incontrare uno psicoterapeuta in studio, facilita un ingaggio maggiore del paziente con la terapia.

Per i terapeuti più giovani, già abituati ad usare Internet, è stato più facile utilizzare i mezzi tecnologici per proseguire la terapia con l’on-line. Tutta la SIAB si è confrontata con questa novità. E per poterlo fare bisognava prendere dimestichezza con la tecnologia e radicarsi nell’ approccio teorico, come spiega Patrizia Moselli nel suo articolo del 2020: “Qualcosa di nuovo ci riporta all’antico”.

Sperimentare è importante e necessario avendo la fiducia di base che il modello bioenergetico ha fondamenta ben profonde in quelli che sono gli assunti di base: alleanza terapeutica; co-costruzione della relazione; esser-ci con presenza, empatia, attenzione, ascolto attivo.

Certo è che se il terapeuta crede nella modalità on line e ci crede anche il cliente, si avranno più risultati.

La clinica, in ogni caso, deve avere un doppio binario: confrontarsi con la prassi terapeutica, da un lato e dall’altro costruire, dalla prassi terapeutica consolidata, le evoluzioni della stessa.

 

Come è cambiata la psicoterapia. EAP Questionnaire.

Per verificare com’è cambiata la psicoterapia nel 2020, l’Associazione Europea di Psicoterapia (EAP: European, Association of Psychoterapy), di cui SIAB fa parte, ha inviato un questionario a tutti gli psicoterapeuti associati.

Dai questionari si evince che prima del lock-down una grande parte della terapia veniva svolta in studio. Poi la situazione si è ribaltata, perché molte persone temono l’incontro in studio e preferiscono la video chiamata, o la telefonata. La terapia a distanza, da remoto dà sicurezza. I giovani, più agili, preferiscono la video-chiamata, perché ritrovarsi on-line è la norma. Alcuni pazienti come gli anziani ed i pazienti psicotici preferiscono il telefono.

Le problematiche per cui i pazienti hanno chiesto supporto sono state: ansia, depressione, attacchi di panico, uso e abuso di droghe, violenza domestica, dipendenza da internet.

Per gli psicoterapeuti ciò che ha aiutato a proseguire da remoto è stato in primis la propria apertura mentale verso i colloqui on–line; poi ricevere le supervisioni al proprio lavoro, ed il contatto con i colleghi; e sapere di dare una continuità alla terapia già in atto.

Per i pazienti, la terapia on-line è stata efficace quando il terapeuta incoraggiava il paziente a provare l’on-line; in ogni modo era l’unico modo per ricevere sostegno in un periodo così faticoso per tutti. Se il terapeuta è curioso e flessibile e si adatta al nuovo che avanza, il paziente lo segue.

Per il futuro c’è fiducia. Il coraggio di aprirsi ed apprendere modalità nuove verso cui c’era pregiudizio e l’autorizzarsi a provare, ha donato profonda fiducia.

Dalla primavera scorsa molte cose sono cambiate per i clinici. L’on-line e l’off-line sono due realtà diverse, come lo sono due terapie diverse tra loro. Sono entrambe valide e interessanti, ciascuna con le sue implicazioni e vincoli che non hanno niente a che vedere con la normalità.

Non è il setting classico che determina la terapia, ma è la relazione. E non c’è una terapia, o modo di fare terapia, che sia un minus rispetto all’altro. Le stesse qualità che definiscono una buona terapia restano. Non sono stati cambiati i valori torici dei terapeuti, ma è cambiata la prassi.

 

L’empatia appesa ad un filo, la risposta dell’analisi bioenergetica.

Confrontarsi con un modo nuovo di fare terapia per gli psicoterapeuti della SIAB è stato sfidante. Questo salto paradigmatico è stato raccolto in un libro che vuole essere la teorizzazione di come sia possibile effettuare una psicoterapia corporea on-line.

Più di quaranta psicoterapeuti SIAB hanno partecipato alla stesura del libro: “L’empatia appesa ad un filo. Covid-19 e lockdown 2020: la risposta dell’analisi bioenergetica”. A cura di: P. Moselli, M.L. Manca, B. D’Amelio, M. Favaroni. Edizioni Alpes Italia. Febbraio 2021

 

 

Patrizia Moselli, Psicologa e Psicoterapeuta, International trainer e membro della Faculty e del Board of Trustees dell’IIBA, Presidente della SIAB, Tesoriere della SIPSIC e Past President della FIAP.

Paolo Migone, Psichiatra, Psicoanalista, Condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane. Svolge attività clinica. Si occupa di formazione. È autore di numerose pubblicazioni.