“Nessuno è nulla al di là del corpo vivente in cui ha la propria esistenza e attraverso il quale si esprime e si pone in relazione con il mondo che lo circonda”, Alexander Lowen, 1975.

 

L’integrazione psicosomatica come fondamento della salute mentale

Stiamo vivendo quasi da più di un anno un evento traumatico che colpisce il corpo e la psiche e ci dobbiamo chiedere come reagisce il nostro organismo nella sua complessità e come fare a riparare i danni. Ogni dimensione affettiva, umana, è fatta di corpo, di esperienza intrapsichica e relazionale. Tre elementi in stretta connessione: il corpo, il sé, il movimento. Non esiste uno senza l’altro.

L’effetto della pandemia come minaccia alla salute e alla vita, unito alle restrizioni attuate per difendersi dal virus, hanno colpito il fondamento essenziale della nostra vitalità: il contatto con sé, con il proprio corpo, con il movimento. Il movimento inteso come “andare verso”; l’interazione con gli elementi naturali e il contatto relazionale.

La base dell’ammalarsi o del trovare un equilibrio per la salute mentale consiste in un equilibrio dinamico tra psiche e soma. Se non c’è una buona integrazione tra elementi cognitivo, emozionale e sociale dell’individuo, se viene ostacolato tale funzionamento il corpo subisce una serie di compromissioni. Qual è il passaggio per ripristinare la salute? Riarmonizzare i tre livelli: pensiero, emozione, relazione.

In questo periodo abbiamo notato la comparsa di alcuni sintomi corporei specifici, ed un aumento di sensazioni come: confusione, mal di testa, capogiri simili al panico; molto collegati alla restrizione del respiro e alle contrazioni muscolari.

Tutto rimanda all’immagine di un animale braccato/impaurito.

Viviamo la perdita di un punto di riferimento- rifugio; tutto ciò che ci sembrava ovvio, abituale, lo abbiamo perso così, d’un tratto, perdendo i riferimenti abituali che aiutano a riconoscere la strada per il luogo sicuro. Viviamo anche la perdita del senso di libertà con l’aumento di sensazioni di claustrofobia o anche di fobie persecutorie. La conseguenza è che fanno capolino atteggiamenti aggressivi o manifestazioni depressive come apatia, astenia, senso di inutilità, perché mettiamo in discussione anche i rapporti intimi con i nostri cari.

  

Dis-regolazione, Regolazione, Auto-regolazione.

 La situazione di crisi che stiamo vivendo ha creato e crea processi di disregolazione emotiva, che riduce la nostra capacità di contatto. Questa rottura ha una risonanza corporea e richiede una riparazione.

E’ necessario ritrovare i nostri flussi di auto-regolazione. “Il corpo trova la strada, è un auto-regolatore”. S. Porges, 2014.

Sia l’autoregolazione che la regolazione si esprimono attraverso i movimenti corporei, come recupero di ritmi interiori di armonie tra bisogni, desideri e mutamenti possibili.

Non dobbiamo dimenticare che i movimenti corporei aiutano a dare significato e senso alle emozioni. L’ emozione è un’azione corporea con significato personale e relazionale. Il corpo è il luogo delle emozioni, bisogna fare focus su aspetti impliciti corporei che portano alla regolazione. Ed intervenire con un lavoro profondo sulle emozioni, con un intervento sul respiro e sul corpo, per aumentare le percezioni propriocettive e positive, per rafforzare di più l’identità funzionale psicosomatica, tra il sentire, l’aprire e l’esprimere le emozioni. Ristabilendo un movimento corporeo che, costruendo un canale per il contenimento delle emozioni, aiuta ad integrare meglio le funzioni. Il movimento fine a se stesso non è l’integrazione delle emozioni

Condividere la paura e la rabbia, significa almeno in parte, trasformare il marasma emozionale in una canalizzazione verso l’organizzazione di equilibri possibili. Contenere l’angoscia e l’ansia che emergono nei confronti di un nemico invisibile non è facile, e ancora più difficile è tenere viva la speranza e la progettualità per il futuro, accogliendo e sostenendo quegli aspetti del sé che risultano più vulnerabili, minacciati, esposti.

 

Le radici socio-corporee della Resilienza.

Il lavoro sul corpo porta ad accettare e dare senso al dolore e lavorare sull’obiettivo della resilienza. La resilienza, che ha una radice corporea, porta ad accettare, relativizzare, contestualizzare quanto accaduto e concentrarsi sulle proprie risorse; a dare senso al dolore, trasformare le avversità in sviluppo di potenzialità; ad essere più forti della disperazione, riconoscendo nella sofferenza l’agente del cambiamento; a dare valore alle relazioni umane, all’appartenenza, all’aiuto reciproco; a comprendere il valore delle emozioni positive, della compassione, tolleranza, gratitudine, gioia e saggezza.

I fattori della resilienza sono: accettazione – centratura – contatto – accettazione – centratura – contatto, all’infinito, nel qui ed ora; tutto questo è possibile se ci radichiamo nella realtà.

Radicamento nella realtà esprime, sia a livello fisico che emotivo, il radicamento nella realtà interna ed esterna: la capacità di rimanere in contatto con sé, con il mondo e l’integrazione di queste due dimensioni, per un equilibrio possibile, non assoluto.

La vera salute nasce dall’equilibrio tra la rappresentazione che abbiamo di noi come corpo e quella di noi come mente, così come nasce dall’integrazione e regolazione dei nostri stati mentali, emozionali e cognitivi nei confronti delle esperienze somatiche.

Per il cambiamento cosa fare?

Promuovere la resilienza; trasformare gli stili di vita; generare nuovi modelli di relazione; essere in relazione con il sistema-società, perché le dimensioni psichiche non sono solo individuali, ma anche sociali-collettive.

Immaginando cosa?

Il lavoro di rete tra professionisti e strutture che si occupano della salute mentale dove ciascuno può fare la sua parte per cercare di andare nella direzione giusta per trovare l’integrazione cognitiva, emotiva, relazionale.

  

 

Maria Luisa Manca, Psicoterapeuta, Direttore nei training di formazione per psicoterapeuti della SIAB, Consigliere dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, Past President FIAP e AIPC. Presidente dell’Associazione Psicologia per il Futuro.